Avevo 14 anni, a Genova ormai i tram non c’erano più da un pezzo. Sotto casa mia, l’ultimo era passato 4 anni prima, e dalla parte opposta della città, dove papà mi portava spesso a fare un giro sulle ultime 900, i tram erano arrivati al capolinea finale nel 1966. Ma a Milano e Torino, i miei veicoli preferiti continuavano ad avere un ruolo di primo piano sulla scena del trasporto pubblico cittadino, e non cito Roma e Napoli (ma all’epoca erano funzionanti anche gli impianti di Cagliari e Trieste) in quanto troppo lontane da Genova. A Milano c’ero stato qualche anno prima, ma di Torino avevo visto solo qualche tram sulle cartoline illustrate di piazza Castello e piazza Vittorio Veneto, di quelle come usava una volta, con foto in bianco e nero che venivano poi colorate artificialmente con risultati cromatici spesso assai lontani dalla realtà.
E ancora una volta, papà aveva in serbo una sorpresa per me, una delle tante che era solito regalarmi per farmi contento. 8 settembre 1968, è domenica. All’epoca, papà lavorava la domenica mattina, e così era allora per tutti i negozi di parrucchiere per uomo, ma ogni settimana cominciava con un bel lunedì di festa.
“Sai dove ti porto oggi? Andiamo a vedere i tram di Torino! Ti va?”
Potete immaginare la mia risposta, e nel primo pomeriggio saliamo sulla nostra 500 verde acqua marina con destinazione Torino.
Decidiamo per la strada statale, così entriamo nel capoluogo piemontese nella zona di Sassi. Qui, all’epoca, transitava la linea 5 (Sassi-Piazza Robilant), solo che quel giorno, ahimè, di tram neanche l’ombra. Ricordo che a mano a mano che procedevamo verso il centro, incontravamo solo autobus carrozzati Viberti in regolare servizio sul “5”. Cominciai a preoccuparmi, ma papà mi tranquillizzò osservando in corso Belgio e corso Casale le rotaie lucide dove sembrava che il tram fosse appena passato. Scoprimmo poi che in quel periodo, anche a Torino i tram erano considerati mezzi obsoleti, tanto che nei giorni festivi soltanto poche linee (tra le quali sicuramente l’1) erano gestite con tram.
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Trovammo un albergo in corso Valdocco, e la seconda delusione arrivò in serata in piazza Gran Madre, dove le paline indicavano sì il capolinea del “4”, ma aggiungendo anche che il servizio era limitato ai giorni feriali! Non ci demmo per vinti, e finalmente, non chiedetemi come, ci trovammo in via Genova, dove le 2700 in servizio sull’1 rollavano e beccheggiavano in direzione del Cimitero.
Questa volta, non ce lo facciamo scappare! Ed eccola che arriva una sferragliante due camere e cucina, bellissima, finalmente posso salire di nuovo su un tram … Alziamo il braccio per fermarlo, il tram si arresta, ci avviamo alla porta posteriore ma quella non si apre … bussiamo, ma niente! E papà “Non è che si salirà davanti?”. Ma io che sui tram pensavo di sapere tutto, rispondo “Ma figurati un po’ se si sale davanti!”. Il manovratore riavvia la vettura … chissà, forse pensando “ma da dove arrivano quei due”, e intanto mi rendo conto che papà aveva ragione, a Torino sui tram si saliva davanti, anche perché la porta posteriore si poteva aprire solo dall’interno facendo pressione sulla pedana!
Il mattino dopo, finalmente, il movimento tranviario era intenso. Ricordo che, appena usciti dall’albergo, si vedeva in lontananza piazza Statuto che era tutto un brulicare di tram. Iniziammo a girare per la città, la cui rete presentava molte analogie con quella genovese. I veicoli: le 3100 mi ricordavano le 900, le 2700 avevano la struttura delle 1700 anche se con carrozzeria più moderna, i sedili delle 2800 uguali a quelli dei Casteggini e poi le auto parcheggiate a centro strada con i binari a lato, come accadeva nella strada principale di Bolzaneto quando ci passava il tram … Intanto arriviamo a Porta Palazzo, un’altra apoteosi tranviaria, allora sulla piazza transitavano il 2, il 3 (o il 15, non ricordo bene), il 9, il 10, il 16 e il 19, e inoltre le linee speciali per la Fiat. La fermata era gremita di persone in attesa (soprattutto casalinghe provenienti dal vicino mercato), e i tram, nonostante il flusso dei veicoli fosse quasi senza soluzione di continuità, facevano fatica a caricare tutti i passeggeri.
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Papà intanto entra nel chiosco dell’ATM, chiede ai controllori informazioni sulla rete, ovviamente per me, e ne esce con due pieghevoli che per me son diventati preziosissimi. Ci sono elencate infatti, tutte le linee in esercizio, rigorosamente divise fra tram, filobus e autobus. Ma sono già superate, così il controllore corregge a penna le linee di autobus, che da lettere son diventate numeri, i filobus, ancora elencati come 53-54 e 55, ma diventati ormai 33-34 e 35, e la linea tranviaria 22 (Borgata Parella-Val San Martino), che ha cambiato numero e ora si chiama 2.
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Intanto papà, che faceva amicizia con tutti, e che cominciava ad essere stufo di salire e scendere dai tram, scopre che il “16” (che all’epoca aveva doppio capolinea, uno come adesso in piazza Sabotino e l’altro per l’appunto in piazza della Repubblica) è circolare, due parole con il conducente … e vengo affidato alle sue cure per un giro completo. Così, papà si riposa, ed io mi apposto in prossimità del posto di guida della vettura 3148 pronta a partire sulla circolare destra!
La giornata ormai volge al termine. C’è tempo ancora per un giro su un autobus a due piani della linea 64 e per una breve escursione a Superga. Poi si riparte per Genova.
Sono passati 37 anni, e sono tornato a Torino non so quante volte. Tanti ricordi si affollano nella mia mente: il musetto verde delle 2800 al capolinea del 6 in via Assietta che si vedeva già dall’interno della stazione di Porta Nuova appena sceso dal treno, le svolte contromano tra via Garibaldi e via XX Settembre, il ricupero delle 2500 con l’austerity del 1973 dopo anni di accantonamento, la prima 3000 ricostruita in arancione (vettura 3224) vista in servizio a Parella sul 2 o sul 4, e poi la famigerata Rete 82 che segnò nei fatti (anche se a parole avrebbe dovuto essere il contrario) il declino del tram, la linea nuova per le Vallette con le 2800, le 2500 sul 13 in piazza Vittorio Veneto (che per me è la piazza più bella del mondo), le prime 7000 e la conseguente correzione di molte curve della rete, le 5000, le 6000, l’addio alle 3100 … e tra poco la metropolitana.
Intanto le 13 linee tranviarie del 1968 (1,2,3,4,5,6,8,9,10,14,15 e 19) si sono ridotte ormai a 7 e tanti binari sono stati abbandonati.
Ma la memoria ritorna a quei due bellissimi giorni di settembre del 1968. Durante il viaggio di ritorno, ripercorro sulla piantina gli itinerari tranviari, e penso a quale altra sorpresa avrà in mente papà. E alla vigilia del ritorno a scuola, lunedì 30 settembre, papà mi chiede “Sai dove ti porto oggi? Andiamo a vedere i tram di Milano! Ti va?”
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Le immagini sono state riportate ai colori originali da Paolo Chiesa, che ringrazio molto.