Nel 2019 l’allora amministrazione comunale tagliò alcune fermate (30 fermate su 453 totali della rete tram) nell’ottica di aumentare la velocità commerciale. Caddero sotto la falce alcune fermate come la prima di via XX Settembre oppure la coppia all’inizio di via Cibrario. L’elenco completo lo si trova nell’articolo pubblicato su queste pagine nel lontano novembre 2019. Di quelle 30 alcune sono state successivamente ripristinate, come la coppia di piazza Sabotino per la linea 15, ma allo stesso tempo altre sono scomparse del tutto con i lavori di rifacimento delle strade (es. la coppia “SCHINA” in via Cibrario oppure “VITTORIO EMANUELE II” in via XX Settembre).
Sulla linea 13, storicamente molto avversa alla riduzione delle fermate, le 6 cancellate non sono mai state digerite dagli abitanti del popoloso quartiere di Campidoglio (a questa pagina si trova un nostro approfondimento sulle varie fermate della linea). A titolo di esempio riportiamo qui uno dei tanti articoli di giornale apparsi dopo il taglio, ancora a distanza di anni, come questo uscito sulla Stampa lo scorso 22 aprile:
La solfa è sempre la stessa: i poveri anziani e gli invalidi devono percorrere distanze enormi per raggiungere le fermate, non è possibile offrire un simile servizio, le persone sono recluse in casa… tutto perché la fermata BELLI era considerata nodo essenziale della linea 13. Come vedete in alto, la fermata era dotata addirittura di un bidoncino dell’immondizia e un ameno balcone permetteva il riparo dalle intemperie e dal cocente sole ferragostano. Se l’attesa era troppo lunga, ci si poteva sedere sul comodo bordo del marciapiede o direttamente sull’asfalto, dato che l’altezza del gradino è di 12 cm. La distanza dalla fermata precedente, LECCE, era di ben 199 metri, mentre la successiva GHEMME si trova alla stratosferica distanza di 290 metri. Tra LECCE e GHEMME non si raggiunge neppure il mezzo kilometro. Effettivamente serve partire ben attrezzati per poter raggiungere mete così lontane.
Ancora su Facebook, dove Tramditorino.it è presente ma si tiene lontano da discussioni con la massaia di turno esperta di virus e politica estera ucraina, i messaggi pro-riattivazione della fermata invadono ovunque peggio dello spam, tanto che la nostra redazione -esasperata- ha confezionato una sintetica risposta con cui nessuno è in grado di ribattere. Nel messaggio qui in basso l’autore dopo aver letto la nostra risposta ha cancellato tutto, forse consapevole della figuraccia fatta.
Invece che chiedere di ripristinare una fermata superflua, realizzata con un semplice palo piantato nell’asfalto (foto in apertura di articolo, ndr), perché non lottare per avere delle banchine rialzate per l’accesso a rado, dotate di percorsi per ipovedenti e con tanto di pensilina e panchina per l’attesa? E’ comodo fare i pigri, farsi scaricare sotto casa con la scusa degli invalidi… chi ha veramente problemi chiede accessibilità reale, non un palo in più sul marciapiede.
Autorizziamo chiunque a copiare la frase qui sopra per zittire chi si riempie la bocca di lamentele che nascondono solo la propria pigrizia, adducendo come giustifica la difesa di categorie più deboli.