Un’uscita poco ortodossa

Serie 7000

E’ iniziato l’ultimo viaggio dei tram serie 7000. I grandiosi tram che avrebbero dovuto rivoluzionare il trasporto di Torino con la rete ’82, sono giunti al capolinea. La loro ultima corsa avvenne lo l’8 dicembre 2013 e la fine fu giustificata tra la scusa di rendere la linea 3 accessibile e le motivazioni più concrete di costi di manutenzione che non si voleva più sostenere. Così in breve tutti i tram sono stati radunati nel piazzale del deposito Venaria, dove hanno trascorso poco più di due anni, tra ipotesi di vendita sul mercato dell’usato e rottamazione. Benché siano state visitate da ospiti provenienti da mezzo mondo (Cina e Turchia in particolare), l’appetibilità delle 7000 era pari a quella di una minestra sciapa, fredda e annacquata. Il limbo dove si sono fermati questi tram si è infine aperto e le vetture escono meste, a bordo di autoarticolati, con la destinazione finale scritta da tempo nel loro destino: il demolitore. Nati male e usati peggio, sono come il colosso dai piedi d’argilla. Nessun esemplare si salverà: troppo moderni ed ingombranti, non hanno il fascino e l’appeal dei tram d’epoca che Torino con cura preserva, né hanno segnato in modo positivo la storia cittadina, tanto da giustificarne la conservazione. Neppure a Manchester, dove le locali vetture serie T68, molto simili alle 7000 per impianto e addirittura più giovani d’età, si sono conservate, anzi tra il 2012 e il 2014 sono state sostituite da tram più moderni (solo la motrice 1007, la prima ad inaugurare il Metrolink di Manchester nel 1991, è stata salvata). A Torino no, non si preserverà nulla: gli errori si cerca di cancellarli e dimenticarli ed è così che si sta cercando di fare con le 7000. Cancellare e dimenticare.

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