Palazzo Chiablese ospita dal 25 ottobre 2018 al 24 febbraio 2019 la mostra antologica dedicata ad Armando Testa, intitolata “Tutti gli ’ismi’ di Armando Testa”. Armando Testa, torinese, è stato un pubblicitario, disegnatore, animatore e pittore innovativo perché fu tra i primi a non avere confini tra arte e pubblicità (gli “ismi” del titolo non sono altro che tutti i “modernismi”). La rassegna ne presenta l’intera carriera artistica attraverso una selezione di oltre cento opere tra manifesti, disegni, video, dipinti, sculture, fotografie e oggetti di design realizzati tra gli anni Quaranta e gli anni Novanta del Novecento. Sarà possibile ritrovare alcuni dei soggetti pubblicitari che appartengono all’immaginario collettivo: Caballero e Carmencita, l’ippopotamo azzurro Pippo e il Punt e Mes. A far da promozione alla mostra c’è la 2892 integralmente rivestita di bianco, su cui campeggia la figura di Testa lasciata su un sofà di prosciutto crudo…
Non è passato neppure un mese dalla “svista” della ragazza che credeva di guidare un tram e invece era sulla sua automobile in corso Svizzera, che nel giro di poche ore si sono raccolte un numero eccessivamente alto di autisti in preda a crisi d’identità: forse in tanti vorrebbero essere un tram!
Riportiamo qui la raccolta delle imprese di questi “fenomeni” solo perché nessuno si è fatto male, salvo piccoli danni ai veicoli e un grande figuraccia. Bisogna sempre ricordarsi che oramai una qualunque “cavolata” è immortalata da qualcuno che poi la pubblica su un qualche social e nel giro di poco arriva a migliaia di persone: giusto o no, è una forma di moderna gogna mediatica, che sarebbe facilmente evitabile con un pizzico di attenzione in più quando si è al volante!
In alto corso Potenza con auto sui binari provvisori posati in agosto. In basso invece largo Berardi, il cui il problema non è tanto che il cordolo sia poco visibile, quanto il fatto che troppi reputino la via a senso unico e, credendosene gli unici proprietari, la imboccano perfettamente a cavallo della striscia di mezzeria (il cordolo è un dettaglio che “sentono” dopo!).
A neppure 24 ore dal primo, il desiderio di imitazione è grande e così la strada percorsa dalla Punto viene copiata da un’altra auto, che però prova a passare a cavallo del binario corretto, evidentemente pensava che l’errore del giorno prima fosse l’aver preso il binario contromano!
Neppure l’erba fa desistere l’auto dal passarci sopra… ma qui la strada percorsa sulla corsia del tram è quasi giunta alla sua conclusione, peccato che il cambio di idea abbia portato al disastro. Avesse perseverato fino alla fine nell’errore, ne sarebbe uscito senza conseguenze, invece così… tram bloccato, danni al sottoscocca e figura di m.!
Lasciamo per ultimo l’amico/a della ragazza citata in apertura dell’articolo, diciamo “amico” perché ha scelto anch’esso il transito in corso Svizzera, ma nel posto sbagliato. Indubbiamente ci va impegno per riuscire a infilarsi così!
Questo articolo di riflessione nasce da una risposta inviata a una segnalazione arrivata alla nostra redazione. Ma andiamo in ordine. Alcuni giorni fa arriva una mail contenente una critica riguardo la nuova linea 19N che, se da un lato è stata apprezzata perché consente agli abitanti del quartiere Regio Parco di recarsi al Monumentale, dall’altro sembra beffare i passeggeri non fermandosi alla palina numero 748-SOFIA dove già fermano le linee 18, 49 e 57 ed è un punto importante di interscambio. Partito dal capolinea il 19N non solo salta la fermata 748 ma prosegue per corso Regio Parco fino a via Paroletti: in entrambi i casi le persone (soprattutto gli anziani) sono costretti ad attraversare i trafficatissimi via Bologna e corso Regio Parco, senza contare le distanze tra la fermata del 19N e quelle delle altre linee (49, 57 e più distanti 27 e 62). Siccome la segnalazione si concludeva con un “credo che alla GTT non comporti alcun costo aggiungere, alla palina 748, la locandina del 19N, consentendo così ai tanti anziani del quartiere di avvalersi del servizio appena istituito“, nella nostra risposta abbiamo dovuto spiegare che il problema non era economico per GTT ma di “principio” in quanto non sono mai previste fermate in cui l’autobus deve successivamente svoltare a sinistra, obbligando a tagliare tutta la carreggiata.
Poi abbiamo ulteriormente riflettuto… ma è davvero “mai”?
Che dire di queste fermate?
- 246-BERTOLA, linea 27, in via XX Settembre, prima della svolta a sinistra in via Santa Teresa
- 439-CAMPANELLA, linea 13 bus, in piazza Campanella prima di svoltare a sinistra in via Bianchi
- 779-PIO V, effettuata dalla linea 67 in via Madama Cristina, dopo la quale deve spostarsi a centro strada per svoltare a sinistra in corso Vittorio Emanuele II
- 797-PIO VII, linea 18 in via Passo Buole, dopo la quale svolta a sinistra in via Pio VII
- 883-FRANCIA, linea 17 in via Fiume (Collegno), prima di svoltare a sinistra in corso Francia
- 1486-DON BORIO, capolinea linea 55, posto al semaforo prima di svoltare a sinistra
- 1492-SALVEMINI, linea 55 in via Rubino, prima della svolta in corso Salvemini, svolta a sinistra… ovviamente!
- 2281-CAMPUS EINAUDI, effettuata dalla linea 68 in lungodora Firenze dopo la quale deve svoltare a sinistra in corso Verona
- 2660-DON BORIO, capolinea di linea 44, posto prima della svolta a sinistra su via Moncalieri verso piazza Omero
- 2900-MARCO AURELIO, su linea 30 in piazzale Marco Aurelio, prima di svoltare a sinistra verso corso Casale
Oltre a queste fermate (ma l’elenco potrebbe non essere completo!) ci sono altre due situazioni molto anomale con manovre che obbligano a tagliare interi corsi dopo la sosta in fermata:
- 39-PORTA NUOVA, linea 61, in corso Vittorio Emanuele II, dopo la quale deve tagliare due corsie per spostarsi al capolinea
- 1295-RE UMBERTO, linee 55 e 57, in corso Matteotti, dopo la quale devono spostarsi a sinistra per immettersi nel tratto stretto di corso Matteotti
Altre critiche arrivano dall’utenza più anziana della linea 68 che, arrivando da Porta Nuova, per poter prendere il 19N è costretta ad attraversare corso Novara in punti lontani dagli attraversamenti semaforizzati perché la linea gira attorno al cimitero solo in senso orario. Inoltre chi sale dopo l’interscambio con il 68, percorre solo corso Regio Parco e poi arriva al capolinea, costringendo a ulteriore attesa per poter arrivare sul lato del cimitero di via Carcano.
Deve far riflettere come le critiche più ovvie, quelle sulla necessità di cambiare mezzo, siano in minoranza rispetto a chi sarebbe ben disposto all’interscambio, che però viene ostacolato da altri problemi.
“I macchiaioli. Arte italiana verso la modernità”, organizzata e promossa da Fondazione Torino Musei, GAM Torino e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, presenta circa 80 opere provenienti dai più importanti musei italiani, enti e collezioni private, in un ricco racconto artistico sulla storia del movimento, dalle origini al 1870, con affascinanti confronti con i loro contemporanei italiani.
Per promuovere la mostra che inizierà il 26 ottobre prossimo e durerà fino al 24 marzo 2019, è stata scelta la motrice 2899 che ha assunto una predominante azzurro/lilla, in prossimità della cui giostra si stagliano le figure tratte dall’opera “In via per la chiesa” di Cristiano Banti, datata 1865 circa. Per conoscere i macchiaioli non resta quindi che prendere il tram (l’ideale è la linea 9) e andare alla GAM!
Alla fine ne resterà uno solo? Avanti di questo passo, forse sì…
Fermata Berliguer di linea 35, a pochi passi dal capolinea di via Amendola: è sabato 6 ottobre e la vetttura 752 decide che è l’ultimo giorno di servizio. La carriera, quasi ventennale, si è protratta ben oltre le migliori aspettative. E’ ora di lasciare spazio ai giovani, se arriveranno, sennò in ogni caso è ora delle pensione. Probabilmente questi sono stati i pensieri dell’autobus mentre le fiamme si sprigionavano dal vano motore. I danni sono stati abbastanza contenuti, tuttavia sono stati sufficienti per decretarne l’accantonamento definitivo.
La solita indagine interna stabilità le cause, i complottisti e i sindacati punteranno il dito contro sabotaggi, carenze di manutenzione o vetustità del parco mezzi… in realtà le principali cause si possono ritrovare in questo articolo molto ben dettagliato, scritto sul sito CityRailways: “Perché gli autobus prendono fuoco”
E per chi ribatterà che una volta c’erano meno incendi, rispondiamo che un tempo non c’erano né FAP, né aria condizionata, schermi di informazione a bordo, sistemi di annuncio fermata… tutti apparati che sovraccaricano gli impianti elettrici di bordo. Non a caso buona parte delle fiamme si sprigionano dal vano motore in corrispondenza di FAP o degli alternatori.
E’ lunedì 6 ottobre, mattina, per molti la sveglia è suonata presto e ci si accinge a iniziare una nuova settimana, cercando di recarsi al lavoro (o a scuola) in tram… peccato che moltissimi veicoli in uscita dal deposito siano bloccati da un suv guidato da una giovane svampita che, complice il gomito alzato un po’ troppo, finisce sui binari contromano e si ferma quando viene illuminata dai fari del primo veicolo incontrato sulla sua strada.
Viene anche ripresa da un passante che invia poi il video a La Stampa (dopo che questo in versione non censurata fa il giro del web) perché la discussione è alquanto surreale:
Io questa macchina la guido… però è così bloccata sui ferri… non la posso andare… cosa faccio? […]
Perché tutto questo casino? […]
Eh ho capito però possiamo risparmiarci tutto questo casino… se io vado indietro vado via… risparmiamo il casino… ce ne andiamo via tutti tranquilli felici e contenti!
La speranza è che in futuro possa spostarsi solamente a bordo dei mezzi pubblici, dove non può essere un pericolo né per la sua incolumità, né per quella altrui.
Non è un tricolore italiano un po’ sbiadito, perché la bandiera disegnata sulla 2878 è quella dell’Eire. Essa rappresenta le popolazioni nazionaliste cattoliche (verde) e unioniste protestanti (arancione) che vivono insieme in pace (bianco). Ma sul tram non si parla di come è composta l’Irlanda, bensì di uno dei suoi prodotti: la carne bovina. Sui tre colori si aprono riquadri che raccontano come gli animali crescano all’aperto e come i fattori li conoscano uno ad uno. Sarà vero? Speriamo proprio di sì!
La medesima pubblicità è stata applicata alla 2888